Calcio amarcord: Italia-Germania compie 50 anni, la FIGC celebra “La Partita DelSecolo”

Stasera uno speciale a ‘Porta a Porta’ con il presidente federale Gravina, il Ct Mancini, Rivera, Boninsegna e De Sisti. Da domani una campagna dedicata su sito e social della FIGC e domenica la rievocazione del Mondiale del ’70 all’Ambasciata del Messico

L’essenza del calcio racchiusa in 120 minuti! Domani, mercoledì 17 giugno, cadrà il cinquantesimo anniversario di Italia-Germania, la semifinale del Mondiale di Messico ’70 ribattezzata ‘La Partita del Secolo’. Una sfida, quella andata in scena allo Stadio ‘Azteca’ di Città del Messico, che resta ancora oggi impressa nella memoria di milioni di italiani e che rappresenta una delle pagine più belle della storia azzurra, entrata a tutti gli effetti nell’immaginario collettivo grazie anche ad un’ampia produzione letteraria e cinematografica.

“Italia-Germania – afferma il presidente della FIGC Gabriele Gravina – è entrata di diritto nell’epica del calcio mondiale ed è parte integrante della cultura del nostro Paese. Al di là delle emozioni legate al risultato del campo, ‘La Partita del Secolo’ rappresenta la metafora sportiva dell’imprevedibilità, della tenacia e del talento di cui sono capaci gli italiani. Ricordare quella gara, rendendo onore a quegli eroi, è un omaggio all’Italia intera”.

Nell’ambito delle iniziative per i 110 anni della Nazionale, la FIGC celebrerà #LaPartitaDelSecolo con una serie di eventi. Questa sera alle 23.40 su Rai 1 andrà in onda una puntata speciale di ‘Porta a Porta’ dedicata ad Italia-Germania: ospiti in studio il presidente della FIGC Gabriele Gravina, il Ct Roberto Mancini e tre protagonisti di quell’indimenticabile semifinale, Gianni Rivera, Roberto Boninsegna e Giancarlo De Sisti. Alle 21.05 su Rai Radio 1, all’interno del programma ‘Zona Cesarini’, interverranno per parlare della Partita del Secolo Tarcisio Burgnich, Roberto Boninsegna, Giancarlo De Sisti, Mario Bertini, Karl-Heinz Schnellinger, l’ambasciatore della Repubblica Federale di Germania in Italia Viktor Elbling, Gianfelice Facchetti, i giornalisti Riccardo Cucchi e Birgit Schönau e lo scrittore Nando dalla Chiesa.

Da domani le celebrazioni proseguiranno sul sito e sui social della FIGC, con una grafica dedicata che rievocherà l’iconografia dell’epoca e una campagna incentrata sull’hashtag #LaPartitaDelSecolo, volta a raccogliere le emozioni di chi ha seguito quello storico match incollato davanti alla tv o lo ha vissuto nel ricordo dei propri cari. Nel corso della giornata saranno molti i contenuti che animeranno le piattaforme digital della FIGC: dal ricordo di alcuni dei calciatori scesi in campo allo Stadio ‘Azteca’, al racconto di quella partita e del suo significato per un’intera nazione per voce del vice presidente della Fondazione Museo del Calcio Matteo Marani, fino ad un video realizzato da Gianfelice Facchetti, figlio del capitano di quella Nazionale Giacinto Facchetti. Tra le varie iniziative previste, che vedranno anche il coinvolgimento di illustri personaggi del mondo dello sport, dello spettacolo e della cultura, Radio Italia – media partner delle Nazionali di Calcio – celebrerà sui propri canali digital la Partita del Secolo attraverso i contributi video di alcuni tra i più apprezzati cantanti italiani.

Domenica 21 giugno alle 12.30 una delegazione della FIGC guidata dal presidente Gabriele Gravina sarà ospite dell’ambasciatore del Messico a Roma, Carlos Garcia de Alba, per festeggiare il 50° anniversario del Mondiale di Messico ’70. All’evento interverranno tre grandi ex campioni azzurri come Gianni Rivera, Roberto Boninsegna e Giancarlo De Sisti, che porteranno le loro testimonianze del Mondiale. Nell’occasione il presidente federale consegnerà ai protagonisti di quella storica partita una maglia celebrativa personalizzata.

Le celebrazioni per i 110 anni della Nazionale, iniziate lo scorso 15 maggio nell’anniversario dell’esordio con la Francia nel 1910, continueranno nei prossimi mesi attraverso il ricordo di altre memorabili sfide del passato, che hanno accompagnato la vita del nostro Paese e diverse generazioni di italiani accomunate dal tifo per la maglia azzurra.

ITALIA-GERMANIA 4-3

Non è stata una semplice partita di calcio, è stata la Partita del Secolo. Non è stato soltanto un evento di sport, ma una notte leggendaria che ha investito la società italiana e la storia del Novecento del Paese. Italia-Germania 4-3, disputata allo Stadio ‘Azteca’ di Città del Messico il 17 giugno 1970, è probabilmente la gara più famosa, celebrata e raccontata nell’intera storia del calcio. E non unicamente in Italia, ma in tutto il mondo, dove è appunto conosciuta come tale.

Pochi giorni dopo la partita vinta dagli azzurri nel corso dei tempi supplementari, davanti agli occhi di 110mila spettatori estasiati, alcuni di questi decisero di apporre una targa per ricordare il ‘Partido del siglo’. E tale fu: il vantaggio italiano con Boninsegna dopo pochi minuti dall’inizio del gioco, quindi il pareggio di Schnellinger a tempo scaduto. Fu nei supplementari che la partita si trasformò in un mito: vantaggio tedesco con Muller, nuovo pari azzurro con Burgnich, allungo firmato da un gol memorabile di Gigi Riva e nuovo pari della Germania, sempre a firma di Muller. Un minuto dopo, quando sul cronometro ne mancavano dieci sui 120 totali disputati, Gianni Rivera infilò di destro la palla che portò l’Italia alla finale contro il Brasile e quella sfida nei ricordi più belli di ogni tempo.

Una pagina talmente bella e indimenticabile, che Italia-Germania ha oltrepassato i confini del pallone: è stata raccontata nei libri, a teatro, in televisione, al cinema con un omonimo film. È stata anche il battesimo della passione sportiva per milioni di ragazzi, anche tra i contestatori universitari. L’Italia di Ferruccio Valcareggi, campione d’Europa in carica, esaltò un intero popolo e decine di migliaia di italiani scesero in piazza, fino a notte fonda visto che l’incontro era cominciato in Italia a mezzanotte, per festeggiare la vittoria sui rivali tedeschi. Era dalla fine della Seconda Guerra Mondiale che non si assestava a una festa altrettanto partecipata tra la popolazione. Caroselli d’auto, bandiere, cori. Italia-Germania fu subito una partita epica. E 50 anni dopo è ancora una leggenda insuperabile.

Calcio, amrcord: La prima volta del Catanzaro i serie A

Nella stagione 1971-1972 il Catanzaro disputa il campionato di Serie A, ottiene 21 punti in classifica piazzandosi in penultima posizione e retrocedendo in Serie B, con il Mantova sempre a 21 punti, ed il Varese con 13 punti. Lo scudetto tricolore è stato vinto dalla Juventus con 43 punti, seconde con 42 punti il Milan ed il Torino.

Il Catanzaro che si apprestò a esordire in massima serie subì, nella finestra estiva di calciomercato, alcune leggere modifiche nel reparto difensivo con l’arrivo di Sergio Zuccheri e Giampiero D’Angiulli; successivamente, a novembre, fu portato in squadra Luigi Maldera, ottenuto dal Milan in cambio di Monticolo. Per il reparto avanzato fu invece acquistato Alberto Spelta, capocannoniere della Serie B con il Modena Un ulteriore novità di inizio stagione riguardò il rinnovo delle strutture, con la capienza dello stadio ampliata a trentamila spettatori.

Dopo aver perso per un soffio l’accesso al secondo turno della Coppa Italia (dove le Aquile giunsero seconde a un punto dal Napoli che aveva prevalso nello scontro diretto), il Catanzaro esordì riportando una sconfitta a Torino contro la Juventus. Ottenuto il primo punto grazie a un pareggio a reti bianche a Cagliari[1] le Aquile, malgrado diversi tentativi, conclusero il girone di andata a secco di vittorie, restando tuttavia in corsa per la salvezza grazie ai nove punti ottenuti in altrettanti pareggi.

Con l’inizio del girone di ritorno le Aquile riuscirono a ottenere la loro prima vittoria stagionale sconfiggendo, con un gol di Mammì a pochi minuti dal termine, una Juventus in difficoltà. In seguito a questo risultato la squadra ebbe un sussulto e, grazie ad alcuni risultati utili consecutivi, risultò fuori dalla zona retrocessione quando mancavano otto gare da giocare. Tre sconfitte consecutive ributtarono indietro le Aquile che, arrivate alla vigilia dell’ultima giornata con un punto di ritardo su Verona (uscito indenne dallo scontro diretto della penultima gara) e Lanerossi Vicenza, non seppero approfittare delle sconfitte delle concorrenti perdendo contro un Milan ancora in corsa per il titolo. Miglior marcatore stagionale Alberto Spelta con 10 reti, di cui 3 in Coppa Italia e 7 in campionato.

Calcio amarcord: Emiliano Mascetti

Di Giovanni Manenti:

“La più amata “bandiera gialloblù” …..!! …Emiliano Mascetti”

Tanti Auguri ad Emiliano MASCETTI, nato a Como l’11 marzo 1943, e che, pertanto, festeggia quest’oggi 77 anni …

Cresciuto nel Como, con cui si mette in luce nel biennio 1964-’65 nel ruolo di centravanti – realizzando 11 e 9 reti rispettivamente in Serie C – Mascetti si trasferisce nell’estate ’65 al Pisa dove il Tecnico Lucchi lo imposta come centrocampista, ruolo che ricopre per il resto della carriera, venendo ceduto nell’estate ’67 al Verona nello scambio che porta Joan in nerazzurro, affare proficuo per entrambe le Società che, l’anno seguente, ottengono la Promozione in Serie A …

Massima Divisione, in cui debutta alla prima giornata nel pari esterno per 1-1 al San Paolo contro il Napoli a fine settembre ’68, che vede Mascetti dirigere da par suo il centrocampo scaligero, prima di essere ceduto al Torino nell’estate ’73 …

Anche nel biennio in maglia granata, Mascetti riesce a farsi apprezzare in un centrocampo di cui fanno parte anche Agroppi, Ferrini, Claudio Sala e Rampanti (poi rimpiazzato da Zaccarelli …), per poi far ritorno al Verona – di cui detiene tuttora il record di partite giocate in Serie A con 232 presenze – e con il quale, ad avvenuta retrocessione in B nel ’79, conclude, l’anno seguente a 37 anni, una Carriera da 456 presenze e 56 reti in sole gare di Campionato, con un’ultima Stagione tra i Cadetti, per poi ricoprirvi il ruolo di Direttore Sportivo, contribuendo alla conquista dello “storico” Scudetto nel 1985 …

Calcio amrcord: la squadra Primavera della Fiorentina 1983 – ’84

La squadra Primavera della Fiorentina 1983 – ’84 è allenata da Arrigo Sacchi: è composta dal portiere Marco Landucci, coppia centrale difensiva è Balli – Cardelli . Terzino destro Sandro Vignini (che giocherà nella Lucchese di Orrico). A sinistra , quando non è in prima squadra, c’è Stefano Carobbi : “Ma mi dava anche il numero 4”. In quel caso come terzino sinistro viene schierato Del Monte. Ma della rosa fa anche parte Amedeo Carboni.


In mezzo al campo c’è Riccardo Malusci , cromosomi viola (anche se si riveleranno più fortunati quelli del fratello Alberto). Un altro nell’orbita della prima squadra è Mario Bortolazzi , il metronomo. Che è lo specialista dei calci piazzati. Ma Sacchi impiega spesso Michele Pennelli. Il numero 7 tocca a Roberto Labardi, detto Labardino ( che ha sedici anni), l’11 a Rosati con Giovanni Ceccarini centravanti.
Lo schema è il 4-4-2 , of course.
Come se vedessero il calcio per la prima volta. E non solo quello. Qualcuno inizia a divertirsi anche in allenamento. A capire che il risultato della domenica è solo conseguenza del lavoro settimanale. E infatti c’è tanta gente a vedere quella Fiorentina.
E poi le trasferte. “Non ho mai sentito il mister dire: Attenti oggi giochiamo fuori casa, è un campo difficile . Noi giocavamo sempre allo stesso modo: per vincere. Gli altri dovevano adeguarsi a noi”.
Giovedì 17 dicembre 1983: partitella tra la prima squadra e la Primavera. Dopo soli ventidue minuti, De Sisti sospende l’incontro con la scusa del campo pesante. In realtà i titolari, cioè Antognoni , Oriali, Pecci, Massaro e soci, non riescono neanche a uscire dalla metà campo: i ragazzi di Sacchi vanno a velocità doppia, spuntano dappertutto. Alla stregua di una muta di cani. Passarella rincorre Sacchi per fargli i complimenti.

Calcio amarcord: Rigamonti, il portiere rigorista

Antonio Rigamonti, nato a Carate Brianza (MB) il 5 aprile 1949, è un ex calciatore italiano, di ruolo portiere

Cresciuto nel Lilion Snia Varedo, cominciò a muovere i primi passi nel calcio professionistico nelle file dell’Atalanta, facendo la riserva dapprima a Cometti e poi a Anzolin. La promozione in Serie A della squadra bergamasca nel 1971-1972 lo vide esordire nella massima serie in qualità di titolare, ma un incidente automobilistico lo tolse dai pali dopo 17 giornate.

L'immagine può contenere: 1 persona, in piedi e scarpe

Riprese l’attività agonistica l’anno successivo nella Cremonese in Serie C, riguadagnando il terreno perduto dopo il forzato stop che poteva compromettere seriamente la sua carriera.

Nel 1974 si trasferì al Como dove risultò tra i protagonisti della scalata che portò la squadra lariana a riconquistare la Serie A dopo il quadriennio 1949-1953. Nel periodo trascorso a Como Rigamonti fu designato come rigorista dall’allenatore Marchioro, riuscendo così a realizzare 6 rigori, 3 dei quali in Serie A.

Il buon campionato 1975-1976 gli valse l’interessamento del Milan, che lo acquistò l’anno successivo come riserva di Albertosi. Chiuso dal compagno di squadra, Rigamonti trascorse tre anni in panchina collezionando solo 2 apparizioni in campionato e alcune presenze in Coppa Italia. La squalifica di Albertosi a causa dello scandalo del calcio scommesse del 1980 gli permise di disputare da titolare le ultime 10 partite congedandosi così da San Siro.

L’anno successivo, infatti, venne ceduto al Varese in Serie B e nel 1981 scese nell’Interregionale, disputando una stagione con il Terranova, prima di risalire la china con il Messina in Serie C2 e rivestire la maglia della Cremonese, con la quale tornò a giocare nella massima serie, sia pure in qualità di riserva di Borin. Chiuse la carriera in Serie C2 con l’Akragas.

Oggi Rigamonti è il preparatore dei portieri del settore giovanile del Meda e Sovicese. Prima di questa esperienza ha collaborato per diversi anni con le società Seregno a livello di settore giovanile e Albiatese, sia a livello di prima squadra che di settore giovanile.

Basket amarcord: Ramūnas Šiškauskas

Ramūnas Šiškauskas (Kaišiadorys, 10 settembre 1978) è un ex cestista e allenatore di pallacanestro lituano.

È cresciuto e maturato cestisticamente in patria: prima al Baltija, poi nelle due squadre di Vilnius, il Sakalai e il Lietuvos Rytas.

L'immagine può contenere: 1 persona, sta praticando uno sport

Già facente parte della nazionale lituana Under 22, in seguito è entrato stabilmente anche nel roster della nazionale maggiore con cui ha conquistato un bronzo olimpico e un oro agli Europei di Svezia del 2003 e un bronzo in quelli del 2007.

Nelle stagioni 2004-05 e 2005-06 è stato a Treviso per militare nelle file della Benetton Basket dove ha contribuito, in modo significativo, alla vincita, per i biancoverdi della Marca, del quinto scudetto nel 2006 e della Coppa Italia nel 2005.

Nella stagione 2006-07 ha giocato nel Panathinaikos, con il quale ha conquistato l’Eurolega.

Dalla stagione 2007-08 milita nelle file del CSKA Mosca, nel quale ha ritrovato molti ex compagni della Benetton, come Nikos Zīsīs. Con la squadra moscovita si è aggiudicato per la seconda volta l’Eurolega.

Nel 2008 è stato nominato terzo miglior giocatore europeo dell’anno. Si è ritirato nel maggio 2012

Calcio, amarcord: quando la Fiorentina andò in finale di Coppa dei Campioni

La finale della Coppa dei Campioni 1956-1957 si disputò il 30 maggio 1957 allo Stadio Santiago Bernabéu di Madrid tra il Real Madrid e la Fiorentina. La partita, originariamente prevista per le 20:00, fu anticipata alle 17:30 su richiesta della Fiorentina, non abituata all’epoca a giocare con la luce artificiale. La partecipazione del pubblico fu straordinaria: 124.000 furono, in totale, gli spettatori. Gli spagnoli, che giocavano in casa, vinsero l’incontro per due reti a zero, grazie alle marcature di Di Stéfano e Gento, alzando quindi al cielo il loro secondo trofeo continentale.

Risultati immagini per finale coppa dei campioni fiorentina real

Il Real Madrid giocò il primo turno contro gli austriaci del Rapid Vienna: non fu una sfida facile, le merengues vinsero l’andata in casa per 4-2, ma furono sconfitti al Prater per 3-1; non esistendo ancora il regolamento dei goal fatti in trasferta (che avrebbe per altro decretato il passaggio del turno degli austriaci), si giocò al Bernabéu un terzo incontro che gli spagnoli vinsero con il risultato di 2-0. Quindi ai quarti i blancos superarono facilmente il Nizza, mentre in semifinale eliminarono il Manchester United, vincendo 3-1 a Madrid e pareggiando 2-2 in Inghilterra.

La Fiorentina invece sconfisse al primo turno gli svedesi del Norrköping, 1-1 all’andata e 1-0 al ritorno; ai quarti incontrò gli svizzeri del Grasshopper che superò agevolmente grazie a un netto 3-1 nel match d’andata. In semifinale fu il turno della Stella Rossa di Belgrado sconfitta per 1-0 in Serbia grazie a un gol nel finale di Prini, e pareggiando per 0-0 a Firenze.

Il Real Madrid del 1956-57 non è cambiato molto da quello che alzò la coppa l’anno prima: capitano è sempre Miguel Muñoz, centrocampista difensivo ormai a fine carriera (è la sua nona stagione con le merengues), mentre la porta è affidata ancora ad Adelarpe. In attacco Rial, Gento e di Stéfano sono accompagnati da Raymond Kopa, acquistato in estate dallo Stade de Reims alla discreta cifra di 520.000 franchi. Nessun cambio nemmeno in panchina, squadra affidata sempre a José Villalonga Llorente, che avrebbe abbandonato il Real per passare all’altra squadra di Madrid l’anno seguente

La Fiorentina era affidata a mister Fulvio Bernardini che schierava solitamente in campo la squadra con il classico MM di ispirazione ungherese. Il portiere era un giovane Giuliano Sarti che poi difenderà i pali della grande Inter di Herrera negli anni ’60; mentre la linea difensiva era composta dal capitano Cervato, Orzan e Magnini. I due mediani erano Segato e il giovane Saramucci che sostituiva il titolare Chiappella infortunatosi quattro giorni prima nella partita di qualificazione ai mondiali, giocando una delle sue solo 18 partite con i viola in quattro stagioni. Il centrocampo era composto da quattro giocatori, con un’inattesa variazione rispetto al solito modulo di Bernardini: il brasiliano Julinho, l’italoargentino Miguel Montuori, che totalizzerà anche 12 presenze e due gol con la maglia della nazionale italiana, e gli italiani Gratton e Bizzarri; unica punta era Giuseppe Virgili, giocatore dallo score certamente non altissimo per un attaccante: 10 gol in 22 presenze in quella stagione.

Il primo tempo si presenta equilibrato: la Fiorentina dimostra di riuscire a tener testa al più forte Real Madrid, si va al riposo sullo 0-0 e anche il secondo tempo inizia sulla falsariga del primo, cioè con un grande equilibrio tra le forze in campo. Al 69′ però, Mateos si invola nel centrocampo viola, spaccando letteralmente in due la difesa avversaria e avviandosi uno contro uno verso Sarti, Magnini lo insegue e lo sgambetta fuori dall’area, ma l’arbitro non ha dubbi e fischia un calcio di rigore; inutili le proteste viola, di Stéfano va sul dischetto e segna il gol dell’1-0.

I viola si lanciano disperatamente in avanti alla ricerca del pari, ma il Real può difendersi e ripartire in contropiede, cosa che fa al 76′ con Gento, il quale arriva indisturbato davanti a Sarti e lo batte per il gol del 2-0 che chiude l’incontro: le merengues hanno vinto la loro seconda Coppa dei Campioni.

Calcio: la favola di Acerbi vista da un calciofilo

Di Andrea Belli:

Noi malati di calcio oggi non possiamo far passare in secondo piano un episodio accaduto ieri sera in Nazionale.Parlo del gol di Francesco Acerbi.

Alla sesta presenza,il difensore realizza la sua prima rete con la maglia azzurra.E fino a qui potrebbe essere qualcosa di normale.Il bello di questa storia,di questo happy-ending è che ad Acerbi, nel 2013,viene diagnosticato un tumore al testicolo sinistro che,con il passare del tempo,colpisce anche quello destro.La voglia di vivere,la fortuna,le cure hanno permesso a questo ragazzo,questo uomo,di togliersi delle soddisfazioni con la maglia della propria squadra e,ultima, con quella della Nazionale.GRANDE ACERBI,GRANDE LEONE.Questa è una delle tante storie del calcio,quello che molti di voi continuano ancora a chiamarlo sport…

Francesco Acerbi è un calciatore italiano, difensore della Lazio e della nazionale italiana.
Nascita: 10 febbraio 1988 (età 31 anni), Vizzolo Predabissi
Altezza: 1,93 m
Peso: 90 kg
Inizio carriera: 2005

Calcio amarcord: Cile 1962, Il Mundial dimenticato.

Non è un mondiale che evochi ricordi piacevoli a noi italiani.
Grida vendetta l’eliminazione patita dai cileni, padroni di casa, in un quella che fu definita una vera e propria “corrida”.
Un match di gioco duro e di aggressioni, lasciate impunite dal mediocre arbitro inglese.

 

cile 62.jpg

Insomma non può certo definirsi una pagina memorabile del nostro sport, e forse per questo motivo il Mundial cileno è stato messo un po’ da parte, in un certo senso dimenticato.

Per i brasiliani no.
La verdeoro dimostra di essere uno squadrone formidabile anche senza la Perla Nera e conquista il secondo titolo consecutivo, battendo in finale la sorprendente Cecoslovacchia.

È il mondiale di Garrincha, uno dei più grandi fuoriclasse brasiliani ma, come spesso capita, uomo dal carattere fragile e dissociato, che da divo del football, finirà i suoi giorni in solitudine e povertà.
Una delle tante storie tristi che il pallone ha raccontato.

Calci: amarcord; Mario Frustalupi

By Il nobile calcio: E’ il 30 novembre 1980, si gioca Pistoiese-Avellino.

Mario Frustalupi in una figurina Panini

Punti pesanti. Frusta batte una punizione defilata . Tacconi esce ma non la tiene , qualcuno salva sulla linea . La palla torna a lui: missile in drop che segna il suo ritorno al gol in A . L’Avellino reagisce e pareggia. Ma nel secondo tempo, dalla tre quarti, Frusta disegna la traiettoria per un compagno che incorna all’incrocio: ha la metà dei suoi anni, diciannove, si chiama Paolo Benedetti .
Il momento più bello è la vittoria di Firenze, col pubblico di casa che applaude quel gioco sapientemente diretto dal duo Frustalupi-Rognoni. La squadra è sesta a quattro punti dalla Roma capolista, incredibile. Poi il crollo. E lui capisce che è adesso. L’avevano dato per finito due volte. Detta i tempi in campo da vent’anni e, se deve smettere, rivendica il diritto di scegliere il momento . E il modo. Partita dominata col Catanzaro e sconfitta che vuol dire serie B. Un applauso insistito all’arbitro e si fa cacciare . “Ho sbagliato e pago. Avevo già deciso di smettere, mi hanno solo regalato tre settimane supplementari di ferie. Per ora penserò alla mia concessionaria di auto. Non ho infatti intenzione di rimanere in questo ambiente. Ripeto, per Mario Frustalupi, non ci sono problemi”.