SI È STACCATA UNA FIGURINA…

Di Luca Provinciali :

Torna indietro…
Non per capire…non ce la farai…ma puoi tornare a dormire…se le cose vanno a posto…

Puoi riuscire a sognare…fallo ad ogni costo…
C’è qualcosa che non va..un errore di riproduzione,
tutto si è fermato…
Nel mezzo della canzone…
Le pagine non si girano più…
È un problema, lo vedi? Sta per buttarti giù…
Fai un giro a piedi, chissà se è una buona idea..
Magari sarebbe stato meglio rinviare…
Pensare ad una soluzione, darsi da fare…
Provi a tornare indietro…ci deve essere una spiegazione…
Deve risolversi questo problema…
Potrebbe capitare dopo cena…
Ma vuoi soltanto lasciarlo dietro la tua schiena…
Prova a controllare…
Non c’è altro da fare…
Sfoglia tutte le pagine…
una ad una
Svela il segreto di questa anomalia…
Scaccia lontano questa malinconia…
Torna sereno più di prima…
Visto…Era tutto qua…

Si è staccata una figurina…

Il MIO DIARIO FINALE.

Di Francesco Barboni:

Diciotto Maggio suonata la campanella, fu un emozione come fosse stato il primo giorno di scuola, con le nostre paure,che tutto sia più a posto possibile viste le nuove norme.I primi giorni un esercito di persone che durante l’isolamento hanno svuotato i cassetti e hanno ritrovato e riesumato orologi oramai dimenticati naturalmente con le pile scariche.Si è molto parlato di bar, ristoranti, abbigliamento, parrucchiere ed estetiste ma verso la nostra categoria non una parola.

Dopotutto non siamo esentasse, e sembra che le filiere esistono soltanto nella categoria agroalimentare.Ma ricordo a tutti che l’oro diciotto carati celo abbiamo solo noi e sappiamo lavorarlo soltanto noi, quello che si vede oltre frontiera o arriva da noi o è oro basso ossia molto inferiore alle nostre carature.Senza le ricorrenze come le celebrazioni dei sacramenti si fa fatica.Ma noi siamo pronti ad accogliere chiunque si rivolgerà a noi col sorriso, anche se con la mascherina non si vede.Penso a negozianti e commessi attapirati per eccellenza, ora con la mascherina non si possono scorgere.Con questo andiamo avanti.Chiudo questa avventura durata tre mesi, tre mesi da incubo ma che in modo o nell’altro seppur virtualmente ci siamo fatti compagnia.A presto.

CARI POLITICI VI SCRIVO COSì VI DISTRUGGO UN PO’….

Di Bruno Cardilli:

Do i numeri, anche se non è la prima volta. Il PIL mondiale, la somma di tutti i PIL, ammonta a circa 80.000 miliardi di dollari, mentre il DEBITO TOTALE è circa il triplo, attorno a 240.000 miliardi di dollari.Verso chi sono questi debiti che come misura triplicano addirittura il prodotto interno mondiale?

Indovina indovinello.

Chi sono i creditori?Barbara D’Urso, l’US Anconitana o i mercati finanziari?Hai indovinato, anche se non era facile: i mercati finanziari, la cui ricchezza è stimata intorno a 2.500.000 miliardi di dollari, un numero astronomico senza la g davanti. La crescita è vicina al 250% (ostia oh!).

Ma solo una piccola parte della popolazione (gli straricconi) vive di mercati finanziari perché il resto della popolazione vive di economia reale (strade, case, cappotti, bottoni, fisarmoniche….)

Questo sistema ha distribuito così male la ricchezza che l’1% della popolazione possiede la ricchezza del 50%, il 10% del 90%. Credo sia la più grande disuguaglianza dal Miocene in poi… Detto ciò non è assurdo ipotizzare reazioni non propriamente pacifiche da parte delle popolazioni del 50% e del 90%, qualora a livello mondiale non si cambi il meccanismo distributivo fino a renderlo più equo.

O so matto, come al solito?

Pupe e secchione,

Di Federica Fiordelmondo:

Stile acqua e sapone per solidarietà alla Botteri.Giovanna Botteri è stata attaccata per essersi presentata in tv struccata e senza capelli impeccabili.Avere cura di sè è importante, io mi diverto ad essere una donna che si veste, si trucca.

Però non amo molto le tendenze irrinunciabili, i modelli preconfezionati di appropriatezza/bellezza da seguire a tutti i costi “per stare nel giro”.

Ed ha ragione la Botteri quando dice che questo periodo ci ha insegnato, come fossimo in guerra, a far cadere le sovrastrutture, il superfluo, a tornare all’essenzialità di chi siamo e di quello che dobbiamo fare.

Ed ha ragione anche Giorgio Armani che ha capito che nel futuro vorremo collezioni di abiti più duraturi, smettendo di rincorrere la tendenza del momento…che ci fa sentire illogicamente sempre un passo indietro.

Se dobbiamo stare a casa, alcuni personaggi, perché avevano il diritto di stare li?

Di Matteo Parigiani:

Questi giorni il nostro territorio è stato protagonista di una trasmissione televisiva a livello nazionale.
Onestamente, per diversi motivi, non ho seguito molto il servizio.
Il primo motivo è perché penso che in questo periodo questa è l’ultima pubblicità di cui abbiamo bisogno, soprattutto se il tutto viene amplificato e strumentalizzato per fare qualche ascolto, o racimolare qualche voto.
Il secondo motivo è che ritengo una cavolata il fatto di voler far svalutare gli immobili, visto che più salutati di così credo sia impossibile, e soprattutto non parliamo di Dubai o Londra.
L’altro motivo è che quel quartiere, nonostante le grosse potenzialità, nonostante sia stato studiato bene fin dall’inizio,nonostante sia abitato da tanta gente per bene, nonostante negli ultimi anni, grazie alle amministrazioni, è migliorato, ha ancora i suoi problemi e sicuramente non è la pubblicità negativa il modo per risolverli.
In più, una domanda mi sorge spontanea, se dobbiamo stare a casa, alcuni personaggi, perché avevano il diritto di stare li?

I mezzi pubblici al tempo del Covid 19

Di Eliana Corrado

Io penso che chi ha stabilito le “norme” sull’uso degli autobus e i mezzi pubblici in generale, e le relative restrizioni previste non ha MAI e dico MAI preso un autobus o una metro in generale, ancor meno per andare al lavoro, ma non lo ha nemmeno atteso alla fermata.
Ora: un vagone della metro che da 200 persone ne potrà contenere 30; che sugli autobus solo posti a sedere e nemmeno tutti (si stima uno sì e uno no); che per attendere un autobus bisognerà mettersi in fila, distanziati di un metro; che per salire su un mezzo pubblico si debba, nell’ordine, mettersi i guanti, disinfettarli, e poi dopo, solo dopo, salirci (nel mentre, ovviamente, si presuppone che il biglietto o l’abbonamento, lo si tenga in bocca, infilato tra i denti? E nemmeno, perché si dovrà indossare la mascherina…)
Ora io dico: ma pensate che sia veramente fattibile tutto ciò?
La teoria è un conto, la pratica un altro.
Potete anche abolire l’ora di punta (come si faccia, non so… perché per me anziché un’ora di punta si creeranno 3 fasce di ora di punta!) ma 30 persone 30 in un vagone della metro, significa che dovranno esserci corse una dietro l’altro, tipo nastro trasportatore; significa che il conducente dell’autobus (e anche di questi ce ne dovranno essere centinaia) dovrà a ogni fermata stabilire quanti ne possono salire… roba che con i movimenti di prima che devono fare i passeggeri significa che l’autobus riparte dopo 5 minuti da ogni fermata… e col traffico in aumento (che sicuramente aumenterà, mica ci sarà il deserto come ora per le strade) io dal punto A al punto B impiegherò una eternità.
Cari ministri e tecnici vari, voi state belli comodi nelle vostre auto, magari anche col conducente, ma la gente NORMALE, come farà? Che ci debbano essere nuove regole, è giusto e sacrosanto, ma che siano FATTIBILI, non teoriche!
Forse forse, sareste stati più credibili se aveste detto “a tutti verrà fornita l’Astronave di Star Trek”… io, nel dubbio, quasi quasi vedo se su Amazon la trovo… e nel mentre immagino lo scenario ai treni della Circumevesuviana – Cumana – Metropolitana… e figuriamoci l’R2…

Andrà tutto bene

Di Remo Galaverna:

Sei quasi alla fine del turno in rianimazione, suona il campanello.Vai alla porta e ti trovi un uomo con gli occhi lucidi e le pizze per il reparto. Gli chiedi perché siccome non le avevi ordinate e lui ti dice che “è un regalo per noi perché ce lo meritiamo”. L’emozione sale ma la trattieni come sei abituato a fare, lo ringrazi da parte di tutti e rientri. L’Italia è un bel paese perché ti fa sentire sostenuto e incoraggiato per quello che facciamo e abbiamo sempre fatto… GRAZIE! @pizzeriavesuvio.cuneo

#iorestoincorsia #turestaacasa #andràtuttobene

Basket, Women Euroleague: un banale mal di pancia mette in Crisi L’USK Praga e la FIBA

Paradossale è forse il termine più calzante per ciò che è successo al Beretta Famila Schio nella vicenda “Praga” dove si sarebbe dovuto giocare il primo incontro dei quarti di finale. Il racconto in prima persona del direttore generale Paolo De Angelis per far chiarezza sull’accaduto ma soprattutto incentivare che episodi così non ricapitino in futuro ne’ a Schio ne’ ad altre squadre.

Paolo De Angelis:”Premesso che avevo suggerito alla FIBA dato il gravissimo momento che stiamo vivendo di cancellare i quarti di finale ed in via del tutto eccezionale di organizzare una Final Eight a fine aprile anziche una Final Four, non compromettendo dunque il cammino di nessuna squadra ed allo stesso tempo prenderci un mese e mezzo di pausa in attesa di tempi migliori. La FIBA ha apprezzato questo suggerimento non accogliendo però questa istanza.”

“Fatte le premesse del caso partiamo dunque alla volta di Praga. Ciò che è accaduto in occasione è assurdo e quasi drammatico, Harold Pinter avrebbe preso spunto per un romanzo capolavoro.
Abbiamo fatto di tutto per essere in campo: rotte aeree allungate, costi di trasporto aumentati, e tutto ciò per il rispetto del Presidente, della pallacanestro, delle istituzioni e delle regole. L’atteggiamento di Praga è stato subito abbastanza evidente, “Benvenuti, ma non troppo”. Ma questo è nulla in confronto a quello che è successo dopo. Per un normalissimo mal di pancia che mi ha costretto a saltare la cena privata di martedì, e di cui Praga è venuta fortuitamente a conoscenza, è scattato il putiferio.
Il mercoledì mattina, seppur pienamente ristabilito e senza alcun problema, Praga ha minacciato di non giocare se non mi fossi fatto il tampone per certificare la mia negatività al Covid-19.
Cosa ancora più che stupefacente è che la FIBA in balia del vento come una barca senza vela e senza motore, anziché tranquillizzare gli animi, ha in qualche modo assecondato la richiesta di Praga, non obbligandomi, ma assicurandomi che dopo il tampone la partita si sarebbe giocata.
Ho accettato per i motivi di cui sopra e per rispetto del lavoro di Vincent e delle giocatrici che hanno lavorato come matti in questi giorni per preparare la partita.
Mi era stato detto che avrei fatto il tampone in ambulanza, sotto l’hotel, e che in hotel avrei aspettato i risultati di lì a poche ore; invece sono stato portato in Ospedale, dove in base al protocollo medico ceco, una volta fatto il tampone, non mi hanno permesso di lasciare il nosocomio fino alla conclusione degli esami di laboratorio, risultati arrivati dopo 24 ore!

Ho trascorso un giorno e una notte da solo, in una stanza di ospedale, in costante contatto con il mio staff, il Presidente Cestaro e il Presidente Petrucci che hanno a preso a cuore la mia situazione e mi sono stati sempre vicini.
Il Club di Praga non ha mosso un dito, ufficialmente i dirigenti hanno detto che, non essendo familiari, non potevano attingere a informazioni sul mio iter di analisi.
Potevano però almeno darci una mano nel portare la valigia del sottoscritto dall’hotel all’ospedale, ma purtroppo non avevano nessuno a disposizione e quindi con un taxi il dirigente accompagnatore ed il fisioterapista del Famila mi hanno portato tutto.
Ringrazio l’USK Praga per il trattamento riservatoci e riservatomi, avranno anche vinto l’Eurolega (Praga vinse nel 2015, ndr) ma, in quanto a fair play non sono degni di fare sport a nessun livello.
Ma possono stare tranquilli, nessun sentimento di vendetta mi o ci anima, non abbiamo il loro budget, ma un livello di dignità nettamente superiore e non ripagheremo mai con la stessa moneta, a Schio saranno sempre i benvenuti.

La povera FIBA ha dimostrato l’incapacità di prendere decisioni in momenti un po’ particolari. È bastata una email di un dirigente di Praga per mandarli in confusione. Nonostante avessi detto che stavo bene e che era soltanto un semplice mal di pancia hanno dato retta alla voce del più forte, ho chiesto più volte allora di far venire un dottore in hotel che verificasse le mie condizioni di salute e tutto sarebbe finito in 10 minuti. Mi dispiace, cara FIBA, ma per gestire la migliore competizione del mondo ci vuole una professionalità ed una competenza di altro tipo, cosa che purtroppo non ho visto.
In tutto questo, mentre ero “recluso” in ospedale in attesa del tampone, il Ministero ceco annuncia di sospendere le partite ed in particolare la nostra.
“Sogno o son desto”, sono in ospedale , ho accettato di fare il tampone quasi ad immolarmi purché si svolga la partita e ora non si gioca? Il tampone quanto meno è risultato negativo.
Speriamo almeno di tornare al più presto, voli permettendo, dai miei cari, nella mia amata Italia che, anche con il virus, resta sempre il più bel Paese del mondo.
A proposito #ioresteroacasa (quando riuscirò a tornare).”

Senegal, passeggiata nella brousse al tramonto

By Storie Ingarbugliate:

Prima del tramonto andando verso il villaggio di Cap Sikring, in Casamance, dal campament Keour Sambà, una sorta di ostello. Cercando un posto dove mangiare ci siamo incamminati nella brousse, incontrando gruppi di persone al rientro dal lavoro nei campi (la Casamance è il “granaio” del Senegal). Colonne di donne con i loro vestiti variopinti, con i neonati legati sulla schiena, masserizie di ogni genere portate sulla testa, andatura ondeggiante e tranquilla tipica delle donne africane… Portavano lunghi tronchi d’albero! Canestri con panni, cesti con viveri appena raccolti nei campi, cisterne piene d’acqua e quant’altro. Ognuna di queste persone incontrandoci e incontrandosi, scambiava lunghi saluti, ciao, buona serata, come stai come sta la tua famiglia e auguri per la salute (santè), mi ricordo” nangadief dieredief manguifirek”…È bellissimo questo rito del saluto, un saluto a te alla tua famiglia, un ciao allargato.

Quando inizia ad imbrunire l’atmosfera è ancora più magica perché gli uccelli iniziano a cinguettare, gli insetti notturni a rumoreggiare, gli animali notturni iniziano a rianimarsi, risultato un frastuono che dura fino al calare della luce e al buio totale. Buio quasi denso da quanto è nero perchè è la completa assenza di luce, poi lentamente i tuoi occhi si abituano a questa oscurità e iniziano a distinguere qualcosa con l’aiuto della luce delle stelle, sei fortunato quando c’è luna piena e allora riesci a vedere bene…a distinguere immagini, persone delle quali vedi occhi e dentatura perché sono di pelle scurissima ed è un “flash” vederli nella notte! Sembrano tanti fantasmi…

Non andrà tutto bene e ci dobbiamo fermare.

Di Cristiana Matassini:

Piangeremo i nostri morti, ognuno i suoi e non andrà bene.
Farà un male cane. Perchè quando perdi chi ami, qualsiasi sia la tua età e qualsiasi sia la sua, il dolore è inconsolabile. Almeno per un po’.
Magari capiremo.
Il valore degli insegnanti che ogni giorno accolgono i nostri bambini e i nostri figli.
Che fanno del loro meglio con quello che hanno, in classi pollaio, con le lim che non arrivano, senza sapone nei bagni, con i genitori pronti a starnazzare per ogni mignolino calpestato ai figli.
Il valore del nostro voto. Chi scegliamo come nostri rappresentanti, nostri portavoce davanti alle necessità.
Magari smetteremo di votare quello che piazza nostro figlio al prossimo concorso al palazzo comunale, o in qualche società controllata dall’amministrazione.
Il valore di una stretta di mano o di un abbraccio.
Patrimoni delle giornate grigie. Quei come va, come stai, lasciati abbracciare, confortare. Appoggiati.
Ridefiniremo le priorità.
La salute di quel signore del primo piano che mi recupera sempre la posta e i pacchi quando sono a lavoro, piuttosto che la settimana bianca raccontata pista dopo pista e bombardino su bombardino sui social.
La spesa settimanale di sabato mattina e non di domenica o nelle feste segnate rosso. Che le feste sono feste per tutti e non serve che tutto sia sempre aperto e al nostro servizio. Per 24 per si sopravvive anche senza un centro commerciale.
Le nostre relazioni. La difficoltà di stare negli stessi spazi, per tante ore. Guardarsi negli occhi. Stare fermi insieme a creare nuovi modi di dialogare.
Il lavoro, il luogo della frustrazione per eccellenza, quello in cui a volte siamo Dio, a volte l’ultima delle pulci delle pulci di un cane. Quello per cui insultate i colleghi, sottopagate le donne, sfruttate gli stagisti, nascondete le gravidanze, pagate in nero, vi trasformate in despoti, o in sottoni senza palle. Testa bassa e via lavorare. Mors tua vita mea sempre e in ogni dove con buona pace della meritocrazia.

È per colpa della non meritocrazia che siamo qui oggi.
Per colpa di un cinquantennio di quei voti scellerati fatti su base individuale e non sociale che abbiamo ospedali ridotti al lumicino, scuole pollaio e persone che scappano al nord per studiare e lavorare e poi al sud per tornare da mammà. E il singolo, il dottore con le palle e i superpoteri, ah beh, quello adesso lo osannate. Ma se un domani si candidasse non lo votereste. Perchè è bravo, è coscienzioso, ma poi, il lavoro me lo trova? Le tasse sull’ombra dell’insegna del negozio, me la toglie?

Forse la tassa te la toglie. Ma ti taglia l’ospedale dove sei nato, il ticket per le cure fuori usl, fa passare una legge che condanna chi raccoglie persone in mare, che ti consente di avere un’arma e di sparare al tuo vicino mentre scende a pisciare il cane.
Non andrà tutto bene.
E fermarsi sarebbe stato necessario almeno dieci anni fa