Di Massimiliano Serenelli:
Mi sono lasciato un pò di tempo per riflettere, prima di commentare il Comunicato della Curva Nord, per poter esprimere un parere sincero ma nello stesso tempo a prova di suscettibilità da parte di chi legge i miei pseudo-articoli.
“Curva Nord Ancona si ritrova oggi, a otto giornate dalla fine del campionato, a dover affrontare una situazione che nessuno si auspicava. Sono anni che sopportiamo molteplici delusioni e umiliazioni, sia calcistiche che societarie, e nonostante ciò non abbiamo mai mollato, anzi abbiamo sempre continuato a seguire la nostra amata Ancona con entusiasmo e fierezza spinti da quell’orgoglio che contraddistingue il popolo Anconetano. Ora ci troviamo di fronte a due scelte, la prima potrebbe essere quella di farci sovrastare dall’incazzatura e dallo sconforto generale che vive dentro ognuno di noi, oppure, visto che siamo in un punto di non ritorno e in un momento decisivo della stagione, prendendo piena coscienza che una contestazione adesso non porterebbe nulla, siamo fortemente convinti che la strada giusta da percorrere sia quella di stare uniti e compatti, squadra e tifoseria, come un’unica armata pronta alla battaglia, lottando fino all’ultimo minuto, noi sugli spalti con la forza del vostro calore e loro sul campo come 11 leoni agguerriti verso un unico obiettivo finale…la vittoria!”
Beh, leggendolo attentamente, parola per parola, non si riesce onestamente a trovare alcun motivo per sollevare critiche contro una decisione che ritengo personalmente, almeno in questa parte della stagione, doverosa sintomo di una non usuale, per la categoria “ultras” saggezza e maturità sportiva.
Sicuramente la frase di Liccardi, ascoltata al termine del match di domenica scorsa appare leggermente incompatibile con le esigenze di società e tifoseria, che non vogliono prendere minimamente in considerazione la malaugurata ipotesi di dover fare le congratulazioni a “qualcun altro” e, in altre realtà avrebbe potuto avere risvolti leggermente diversi da quelli indicati nel comunicato.
In questi ultimi ultimi tre anni, tra i motivi principali che mi hanno spinto a seguire la “maglia” (la società non è quella nata nel 1905), in categorie non consone anche ai miei ricordi degli anni ’80, oltre ai miei impegni fotogiornalistici, conclusi a fine anno per incompatibilità di vedute con l’editore, e sopraggiunti problemi famigliari, erano vedere e immortalare ogni volta la “muraglia umana biancorossa” che, in ogni campo della provincia hanno sostenuto la “maglia biancorossa” che Pietro Recchi importò da Liverpool all’inizio del secolo scorso.
Nel tempo, il mio modo di intendere lo sport, specialmente il calcio, si è diversificato rispetto al 1979, quando vidi Anconitana- Banco di Roma che decretò la promozione nel campionato di C1, al suo secondo anno di istituzione e, se a quel tempo improntavo la mia vita, specialmente sociale, “in totale funzione dell’Anconitana”, le successive esperienze sportive, da arbitro, prima da operatore dei media poi, portarono la mia visione, compresa quella della mia squadra del cuore, ad una sorte di tifo leggermente distaccato che potrebbe risultare come una “bestemmia” ma inevitabile.
Tralasciando gli attacchi ricevuti a causa di questa mia “trasformazione”, una critica alla tifoseria dorica mi sento di rinnovarla perciò, pur rischiando l’ennesimo insulto, sono costretto ad auspicarmi che, almeno una volta raggiunto l’obbiettivo da tutti sperato, me compreso anche se la maggior parte creda il contrario, si inizi già dall’estate ad una sorte controllo quotidiano di tutto ciò che riguardi il mondo Anconitana che vada oltre quello che succede sul rettangolo verde altrimenti, tutti i propositi nelle parole del comunicato rischiano seriamente, ovviamente non subito ma a medio termine, di risultare vani.
Nel frattempo, FORZA ANCONITANA !